sabato 29 giugno 2013

Punto e a capo


Sperando vi interessi ecco la presentazione della scuola estiva che si terrà dal 23 al 27 luglio presso al Certosa di Avigliana (TO) e il cui tema è: Cibo, energia, mobilità, lavoro: modelli e sperimentazioni per una società diversa, sostenibile e resiliente.
                                        
Un mondo sovraffollato, una crisi economica strutturale, una crisi culturale e di valori, una crisi ambientale e delle risorse. Per non essere sopraffatti dobbiamo cambiare i nostri obiettivi, le nostre strategie, la nostra quotidianità - sia come individui che come collettività - e progettare insieme un futuro che sostituisca all’opulenza fragile e diseguale dell’oggi una sobrietà equa e sostenibile per tutti.

Il corso è dedicato alla riflessione sulla dimensione sistemica – ambientale, economica e sociale - della crisi e sulla necessità di utilizzare un approccio di complessità per capirla e ragionare sui possibili processi di resilienza. In particolare verrà approfondito il tema della necessaria transizione nei consumi (e nella produzione) per quanto riguarda il cibo, l’energia e la mobilità, gli aspetti fondamentali intorno a cui si articolano non solo le grandi dinamiche globali ma la nostra stessa quotidianità.

La Scuola dura quattro giorni, e sarà strutturata tra interventi di esperti, gruppi di approfondimento e confronto tra i partecipanti e dibattiti con chi, già oggi, sta sperimentando nuove prassi sociali, partecipate e attente ai territori.

Il programma

Lunedì 22 luglio
Tardo pomeriggio: arrivi

Martedì 23 luglio
Introduzione alla Scuola: Lucia Bianco, Dalma Domeneghini, Dario Padovan
La dimensione sistemica della crisi e la genesi di molteplici forme di resilienza.
Intervengono Luca Mercalli, Mauro Bonaiuti, Sergio Scamuzzi, Mario Salomone, Roberto Burlando

Mercoledì 24 luglio
(mattino): Mangiare: sistemi agroecologici per un cibo buono, sicuro e sostenibile.
Gianni Tamino, Egidio Dansero, Cristiana Peano
(pomeriggio): Produrre e consumare: Economie locali e solidali. Reti di produzione e consumo per i territori
Intervengono: Juan Saavedra, Andrea Saroldi, Etinomia, Matteo Puttilli.

Giovedì 25 luglio
(mattino): Muoversi: scenari alternativi e sostenibili della mobilità per la città e il territorio
Luca Davico, Luca Staricco
(pomeriggio): Lavorare: la produzione di beni e servizi per la transizione ambientale
Paolo Cacciari, Adriana Luciano, Andrea Maniscalco, Monica De Martini

Venerdì 26 luglio
Consumare: la transizione energetica come processo multidimensionale: il ruolo delle istituzioni, dei cittadini consumatori e dei sistemi socio-tecnici.
Dario Padovan, Fiorenzo Martini, Aldo Blandino, Osman Arrobbio, Roberto Cavallo

Sabato 27 luglio
Gita collettiva alla scoperta del territorio, in particolare alla storica Sacra di San Michele. Partenze nel pomeriggio.

I promotori
Università della strada del Gruppo Abele, Città di Avigliana, Associazione per la Decrescita, Cattedra Unesco per lo sviluppo sostenibile e il management del territorio – Universit di Torino, Dipartimento Culture, Politica e Società, Istituto per l'Ambiente e l'Educazione Scholé Futuro Onlus.

La sede della scuola: la Certosa 1515
A mezza costa sulla montagna che porta alla Sacra di san Michele, in Val di Susa, sorge il Convento di san Francesco, conosciuto dai più come Certosa. Una stupenda costruzione immersa nel bosco, per secoli luogo di riflessione, di silenzio, di preghiera. Fu il beato Tommaso Illirico nel 1515 ad avviarne la costruzione, grazie a un lascito della famiglia aviglianese dei Berta. L’Illirico, frate francescano osservante era predicatore di gran prestigio morale e spirituale, che nell’inquieta realtà dei movimenti religiosi di inizio XVI secolo predicava il ritorno della Chiesa alla povertà evangelica e alla sobrietà dei costumi. Nel corso dei secoli la Certosa ebbe diverse destinazioni. Negli anni ’90 del XX secolo la comunità di monache certosine che l’abitava si orientò a lasciare questo bene. Fu allora che la Certosa incrociò il cammino del Gruppo Abele, che si attivò per l’acquisto e il restauro affinché rimanesse luogo fedele alla sua storia.

Dopo un intenso lavoro di ristrutturazione l’antico convento, oggi di proprietà della REAM SGR* di Torino è gestito dall’Ass. Certosa 1515, una delle tante realtà promosse dal Gruppo Abele per essere restituito pienamente al suo obiettivo: quello di diventare un luogo del “noi”, del bene comune e condiviso. Uno spazio per far incontrare la terra e il cielo, la ricerca spirituale e l’impegno sociale.
La scuola si tiene alla Certosa 1515 Via Sacra di San Michele, 51 Avigliana Torino

Costi
50 euro iscrizione all’iniziativa - 150 euro pensione completa per i giorni del corso - 20 euro per la gita del sabato e il pranzo
Per informazioni e iscrizioni: Università della Strada tel 011 3841073

universtrada@gruppoabele.org - www.gruppoabele.org

Dalma Domeneghini
C.so Vittorio Emanuele 166 10138 Torino
tel 011 3835248 - cell 3286250095
dalma@cooperativaisola.org




martedì 25 giugno 2013

Viva la pa-pa-Panda è un capo-po-po-po-po-po-lavoro!


Anch’io come Balotelli giro con la mia Ferrari bianca, si chiama Panda.
 Bella, disegnata da Giugiaro, premio Compasso d'oro nel 1981, semplice, leggera, non ha rivali in agilità nel traffico e nel parcheggio. Perfetta sulla neve. Intelligente il cruscotto, mostra solo quello che serve e quello che non c'è non si rompe. Cinque posti omologati, novanta Euro anno  per le tasse automobilistiche, motore 4 cilindri in alluminio, un solo iniettore elettronico, completamente lavabile con un solo  secchio d'acqua sia dentro che fuori, praticamente inossidabile (o quasi). Sicura, con quattro persone a bordo non si riesce a superare il 130 Km orari grazie ai suoi ventinove cavalli. Aria "condizionata" ad entrare dai bocchettoni posti al margine  del cruscotto. Frenata assistita da servofreno. Capacità di carico sacchetti di cemento incredibile (meglio non dire quanti) parcheggia ovunque ed il modello 4x4 è il preferito in montagna, un mulo più che un panda. Simbolo del WWF. Quando amici e conoscenti mi mostrano orgogliosi la loro nuova auto, chiedo scherzosamente se hanno il kit di scorta per le forature o se hanno il "ruotino" in dotazione, mi rispondono << ho scelto per la ruotina il kit è scomodo>> allora, al mio turno ribatto orgoglioso:  <<ma che auto hai preso? Hai solo una ruotina di scorta? La mia Panda ne ha cinque di ruotine!>> In caso d’incidente grave, i passeggeri non graveranno invalidi sulla società perché trapassano subito nello schianto.Purtroppo 160 grammi di Co2  al km ma se considero il Paradosso di Jevons, forse la Panda è meno inquinante delle nuove e moderne auto brucia petrolio, difatti aumentando l'efficienza di un veicolo e nel contempo immettendone sempre di più in circolazione, gli effetti generali sull'inquinamento non diminuiscono semmai aumentano.Panda antifurto naturale! Ma chi vuoi che te la ruba la Panda? Solo i ladri di biciclette quando piove e poi la ritroveresti vicino a casa solo senza benzina, ricordo che senza carburante la Panda è ferma sul lato della strada come qualsiasi altro autoveicolo dalle prestazioni astronautiche.La Panda è perfetta anche da smaltire perché ha poco petrolchimico nelle sue molecole, la Panda è la mia auto. Sondaggio: curioso..., per quale motivo le Forze dell'ordine italiane circolano con veicoli non italiani? Ho visto Polizia con station-wagon tedesche, per reciprocità  Fiat  e Alfa Romeo sono sicuramente impiegate per le forze dell'ordine tedesche? Comunque sono fermamente convinto che tra poco, quando aumenterà di un altro punto percentuale l'IVA, le forze dell'ordine riusciranno a intervenire più velocemente nel sedare i tumulti davanti ai cancelli degli stabilimenti automobilistici italiani, le anziane persone che non arrivano a fine  mese con la loro pensione e costrette a rubare nei supermercati, non avranno più scampo e saranno acciuffate con la refurtiva  in men che non si dica. La Legge è uguale per tutti.
 Un altro punto percentuale così potremo finalmente comperare qualche Canadair in più, la Sardegna sta bruciando, altro che F35, perché i cacciabombardieri  mi pare che non vadano molto d'accordo con l'acqua...


lunedì 10 giugno 2013

# Cassa integrazione

Calano le commesse, ovviamente, cala il lavoro.
Credo che sia frustrante anche per il mio datore di lavoro chiedere la sospensione del lavoro per i suoi dipendenti ma oggi il mercato funziona così, <il cliente ci impone il prezzo diversamente, il lavoro lo assegnerà alla lontana concorrenza>,  mi dice il capo. Aggiunge  <anche a fare la spesa la gente si orienta nei discount alimentari per cercare il prezzo più basso>.  E' una realtà difficile da invertire rispondo io: si tende  a cercare sempre e solo il prezzo più basso oramai, e questo (capitalismo puro) che condiziona il mondo odierno, lesinando soprattutto sulla qualità! Anche nel consiglio d’istituto a scuola si presentano analogie nel decidere sul prezzo di una fotografia da scattare agli alunni per ricordo. Il prezzo più basso è fornito da un fotografo lontano dal nostro territorio, addirittura un'altra regione, però se voglio contrastare la fuga del lavoro, devo far capire che forse e meglio scegliere il fotografo della città, ma non è facile; l'offerta migliore o far lavorare un fotografo sul territorio? (Si è scelto per il fotografo locale).
 Micro macro. Quando compro voto!
Facendo la spesa devo  acquistare prodotti che ritengo giusti, non farmi orientare solo da quello che costa meno (speculazione economica come chi impone il prezzo). Quello che acquisto deve essere soprattutto il migliore per me sotto tanti punti di vista, non solo quello economico, perché io valgo. Facendo moltissimi acquisti anche con il mio gruppo di acquisto solidale, GasbiOleggio, compriamo soprattutto biologico e  a Km zero,  equo e solidale, facendo lavorare agricoltori della zona come i produttori di BioNovara, Al Carlin di poum o la cooperativa Aequos, e tanti altri, come i produttori del buonissimo olio extravergine della Casa dei Giovani . Se capisco cosa significa veramente produzione biologica capisco che posso far girare un'economia che credo  giusta e non sfruttatrice ( è veramente più alto il prezzo?). Se devo comprare calzature o maglieria intima, con un gruppo di acquisto scelgo prodotti che non hanno sfruttato il lavoro minorile e che paga equamente i lavoratori delle aziende fornitrici per le materie prime e li trasforma poi vicino a casa, tipo  la realtà Made in No, scelgo produttori che valutano l'impatto sull'ambiente,  oltre che al loro profitto, fornendogli   anche micro credito...
Se scelgo solo quello che costa meno, sono come il grande capitalista che sfrutta il cliente, che sfrutta il mio datore di lavoro, che sfrutta gli operai che acquistano poi al prezzo più basso sfruttando l'ambiente? 
Se si persegue solo il profitto (il risparmio sulla spesa è una speculazione per non perdere il capitale) il risultato è quello che siamo oggi: una società occidentale strutturata sull'avere, come diceva il grande psicoanalista del novecento Eric Fromm.
 Ho installato il fotovoltaico sul nostro tetto di casa e abbiamo scelto i ragazzi giovani della piccola realtà locale Negawatt,  ragazzi che posso salutare quando vado a fare la spesa al Gas o al bar, o incontro quando accompagno i miei bambini a scuola. Anche se il preventivo per il fotovoltaico era più alto del concorrente del paese vicino, penso che scelte locali facciano scelte globali, scelte ponderate da capacità critiche obbiettive, oltre che morali. Oggi più di ieri,  mi accorgo che  non faccio scelte conformiste ed alienate,  faccio scelte che fanno bene all'economia e sono frutto di fiducia in se stessi.
La grande distribuzione profitta condizionando il prezzo all'origine al piccolo o medio produttore? La globalizzazione fa si che con un clic di mouse  si scelga se far lavorare me o Taiwan? Se io non lavoro,  guadagno meno o nulla,  spendo al ribasso, contribuisco allo sfruttamento di agricoltori che con un clic sono sfruttati dalla grande distribuzione, e poi questi produttori entrano in competizione  con altrettanti produttori ma lontani dalle nostre realtà? Se acquistassi una lavatrice Indesit la realtà lavorativa italiana odierna sarebbe diversa? O devo scegliere la qualità straniera a minor costo?  Chi se ne frega della produzione italiana? In Italia ci sono gli italiani! Devo accontentarmi? Anche, ma, per esempio, devo soprattutto capire che  una lavatrice prodotta in Italia fa girare l’economia italiana ed è da preferire, mangiare fragole o peperoni da culture idroponiche (sapore zero) o importate dal Cile a dicembre, è sbagliato, comporta conseguenze su scala mondiale non poco indifferenti, poi quando è giugno tonnellate di buon prodotto italiano, è compostato perché non competitivo sul "mercato", e molti giovani oggi non lavorano  perché con un clic si sceglie un prodotto estero ad uno o due centesimi in meno al chilogrammo.
Cerco di ragionare,  di orientare la mia frecciolina puntatore sullo schermo e solo quando è il momento giusto, esercito pressione sul topo vicino a me facendolo squittire, con la sua coda immette nel mondo un segnale dalla forza di un elefante: quando compro voto! Tu da che parte stai? Sei anche tu un capitalista sfruttatore e poi ti lamenti perché rimani senza lavoro?
La mia felicità non dipende dal potere di acquisto: sono più felice se posso comprare una casa o se realizzo me stesso costruendola con le mie mani? Sono più felice se aumento la fiducia in me stesso esprimendo creatività, magari riparando anche la lavatrice (i ricambi italiani fanno girare l'economia italiana) o se rimango alienato nella conformità? Sono più felice se mangio un ortaggio coltivato da me o se ho potuto solamente comprarlo?
Oggi, sono in cassa integrazione.

.http://decrescitafelice.it/2012/11/proposta-di-confronto-su-un-progetto-per-superare-la-crisi-creare-unoccupazione-utile-e-dare-un-futuro-ai-giovani/#_ftnref1