Proposta
di legge
scuola
e antropocene
CLIMA
BENE COMUNE
Relazione illustrativa:
Sulla base degli elaborati dell’IPCC ( Intergovernmental panel
of Climate Change) le tre sezioni presentate, sul Quinto Rapporto di
Valutazione sui Cambiamenti Climatici rispettivamente dedicate a:
1 fondamentali fisici
2 impatti, adattamento e vulnerabilità
3 mitigazione
sono il frutto della verifica e moderazione dei più recenti studi
scientifici, a tutt’oggi costituiscono quanto di più completo
aggiornato e affidabile possa esprimere la comunità scientifica
internazionale su questi temi cruciali per l’umanità, che
confermano le preoccupazioni per il futuro climatico e ambientale del
pianeta.
Il riscaldamento atmosferico è inequivocabile ed esteso a tutto
il pianeta, gli oceani si sono riscaldati, la deglaciazione prosegue
in tutto il mondo e i livelli oceanici di conseguenza sono cresciuti,
oltre ad aver assorbito circa il 30% di CO2 acidificandosi, la
concentrazione di gas serra, principalmente biossido di carbonio (+
40% dell’era preindustriale, 400 ppmv), metano e protossido di
azoto, è ai massimi livelli da almeno 800.000 anni: alla luce di
tutti questi dati a confronto è <<estremamente probabile>>
che l’attività umana sia la causa dominante del riscaldamento
osservato da metà secolo (forzante radiativo antropogenico circa
+2.29 W/m2 nel 2011 rispetto al 1750), trascurabile invece il
contributo dell’attività solare (solo +0.05 W/m2)
Entro la fine del XXI secolo è previsto un riscaldamento di 0.3 –
4.8 °C, ondate di caldo più frequenti e prolungate, ondate di
freddo più rare, cambiamenti irregolari nel ciclo dell’acqua,
scomparsa estiva della banchisa artica probabilmente dopo metà
secolo, riduzione del volume dei ghiacciai globali da 15-55%
(scenario migliore) a 35-85% (scenario peggiore), aumento dei livelli
marini probabilmente tra 26 e 82 cm, oltre ai 19 già osservati.
I cambiamenti climatici sono già tra noi e l’efficacia delle
azioni di mitigazione e adattamento attraverso strategie sia
individuali, sia collettive e governative messe in atto in questi
anni, saranno cruciali nel determinare il livello di esposizione
dell’umanità ai rischi derivanti dai cambiamenti climatici nel XXI
secolo.
Per avere elevate probabilità di limitare a 2°C il riscaldamento
entro il 2100, la concentrazione di CO2 nell’atmosfera dovrebbe
stabilizzarsi entro 450ppmv, attraverso drastiche riduzioni delle
emissioni globali del 40-70% nel 2050 rispetto 2010. Ogni ritardo
nell'attuazione di tali politiche renderà gli effetti benefici per
l’ambiente e l’umanità più tardivi e marginali, mentre i costi
finali cresceranno e i guasti potranno divenire irreversibili e
difficilmente gestibili in termini di adattamento. Un nuovo studio
del Joint Research Centre della Commissione Europea (Climate Impacts
in Europe. The JCR Peseta II Project) indica che in assenza di azioni
contro i cambiamenti climatici, sono da attendersi entro questo
secolo perdite economiche per 190 miliardi di Euro in Europa a causa
di maggiori eventi meteo estremi, crisi nei raccolti agricoli,
incendi boschivi, erosioni costiere, alluvioni ed emergenze sanitarie
(htpp://peseta.jrc.ec.uuropa.eu/
htpp://publications.jrc.ec.europa.eu)
L’IPCC nel 2007 è stato insignito con il Premio Nobel per la
Pace, e Il Quinto Rapporto di Valutazione sui Cambiamenti Climatici
IPCC, condiviso e sottoscritto all’umanità da 195 stati nel
mondo, è un documento straordinario oltre che di elevatissima
importanza per la diffusione della conoscenza scientifica a livello
mondiale, per lo studio degli effetti antropogenici e le sue
ripercussioni, visto e considerato la crescita della popolazione
mondiale in un pianeta finito e della conseguente pressione per
l’approvvigionamento delle materie prime che non sono illimitate,
oltre all’aumento della domanda del fabbisogno energetico, è
opinione condivisa , che la cosa più preziosa di cui disponiamo è
l’ambiente naturale in cui viviamo e che è unico e anch’esso
limitato, dunque è compito, di uno Stato democratico, facilitare la
diffusione del sapere scientifico attuale, oltre a stimolare la
consapevolezza della limitatezza delle risorse non rinnovabili e la
condivisione di queste ultime col fine primario di scongiurare
conflitti armati per la suddivisione delle risorse.
L'IPCC, organismo internazionale istituito nel 1988 per far
luce sul sapere scientifico sui cambiamenti climatici, è la più
autorevole fonte internazionale sulla scienza del clima. I rapporti
dell'IPCC sintetizzano la più accreditata letteratura scientifica-
peer reviewed- cioè
letteralmente valutata anonimamente da esperti “alla pari”- sul
tema, e sono approvati dai governi. L'unicità dell'IPCC è data
proprio dalla natura scientifica e intergovernativa del Panel:
approvando i rapporti dell'IPCC, i governi infatti ne riconoscono
l'autorevolezza scientifica, e offrono ai decisori un'informazione
scientifica rigorosa ed equilibrata. I rapporti di valutazione sui
cambiamenti climatici sono prodotti ad intervalli regolari- ogni sei
anni; ad essi saltuariamente vengono affiancati rapporti speciali e
metodologici. Ogni rapporto di valutazione si compone in realtà di
tre rapporti specifici, prodotti da tre distinti gruppi di lavoro, e
da un rapporto di sintesi. Il primo gruppo di lavoro produce il
rapporto sulla scienza fisica del clima (WGI – The Physical Science
Basis); il secondo rapporto sugli impatti, la vulnerabilità e
ladattamento (WGII – Impacts, Adaptation and Vulnerability); il
terzo, infine il rapporto sulla mitigazione del cambiamento climatico
(WGIII – Mitigation of climate change).
vista la Convenzione Quadro sul Cambiamento Cliamtico UNFCCC,
United Nations Framework Convention on Climate Change
vista l'Agenda 21 ed il Millennium Development Golas
visto il Protocollo di Kyoto
visto l'OECD Environmental Outlook to 2050, The Consequences of
Inaction, rapporto preparato con la collaborazione dell'Agenzia per
la Valutazione dell'ambiente olandese, PBL
visto l'UNEP, United Nations Environment Programme
visto WITCH, World Induced Technical Change Hibryd Model,
modello di valutazione integrata disegnato per valutare gli impatti
delle politiche climatiche sui sistemi economici, e per capire le
risposte ottimali dei sistemi economici ai cambiamenti del clima.
visto EEA Techincal report. No 13/2007 Climate Change: the cost
of inaction and the cost of adaptation
visto UN-REDD Reduction of Emission from Deforestation and
Forest Degradation www.un-redd.org
vista la Dichiarazione di Torino
( citazioni tratte da SMI
Società Meteorologica Italiana Nimbus e - CLIMA BENE
COMUNE - di Luca Mercalli e Alessandra Goria)
Citazione delle pagg 123 124
del recentissimo testo scolastico edito nel Marzo 2014 da Scienze
Zanichelli – La fisica dei cambiamenti climatici- di Claudio
Romeni –
Per una
cittadinanza responsabile:
(…)
L'umanità deve pertanto fronteggiare i cambiamenti climatici
mettendo in atto strategie di mitigazione,
attraverso azioni che riducano le emissioni di gas serra
nell'atmosfera, e strategie di adattamento alle
conseguenze ambientali derivanti da tali cambiamenti.
La comunità
scientifica chiamata a fornire indicazioni relative all'impatto
antropogenico sul clima e ai rischi che questo comporta a livello
ambientale. A partire da questa attività di valutazione del rischio,
alla scienza spetta il compito di individuare le scelte possibili in
termini sia di mitigazione sia di adattamento. Tuttavia la gestione
del rischio è un'attività che attiene anche alla sfera politica e
che coinvolge l'intera collettività nel decidere quali opzioni
perseguire. In particolare, ogni azione di mitigazione comporta
scelte economiche che ridefiniscono l'impiego dei combustibili
fossili e l'uso del territorio. Ciò rappresenta il principale
ostacolo alla messa a punto di scelte condivise tra le varie nazioni.
Pur essendo
le principali responsabili dell'attuale livello di emissioni, le
nazioni più sviluppate si oppongono a una riconversione, ritenuta
eccessivamente onerosa, verso modelli economici basati sul
progressivo abbandono dei combustibili fossili a favore di tecnologie
aventi maggiore sostenibilità ambientale. Dal canto loro, le nazioni
in via di sviluppo considerano la disponibilità di energia a basso
costo derivata dei combustibili fossili, in particolare il carbone,
uno dei fattori necessari per assicurare un benessere crescente alle
loro popolazioni.
In realtà,
da entrambi i punti di vista si compie un grave errore di
prospettiva: il costo ambientale derivante dall'utilizzo dei
combustibili fossili verrà pagato da tutti, indipendentemente dal
godere o meno dei benefici temporanei che esso arreca.
La spinta
convergente di nazioni come Stati Uniti e il Canada da un lato e al
Cina dall'altro ha portato al sostanziale fallimento del <<Protocollo
di Kyoto>> , il cui scopo era quello di promuovere una
mitigazione a livello mondiale delle emissioni di gas serra.
Comprendere
natura e origine dei cambiamenti climatici, valutare i rischi che
essi comportano, contribuire a operare scelte di mitigazione e
adattamento: solo lunga questa traiettoria si può sviluppare una
cittadinanza responsabile in una Unione Europea che si distingua
nello scenario internazionale per un'azione politica volta al
contenimento delle emissioni. <<La
vita ha modellato il clima terrestre. Il genere umano è stato solo
la specie più recente a farlo>>, dice il meteorologo
del MIT Emanuel Kerry. Oggi le conoscenze scientifiche ci consentono
di essere la prima scpecie in grado di farlo in modo consapevole e
sempre più rispettoso delle prossime generazioni che abiteranno il
pianeta Terra.
Oggetto della legge
I risultati e le informazione
contenute nel Quinto Rapporto di Valutazione sui Cambiamenti
Climatici, (oltre che gli aggiornamenti a venire) siano considerati
materia di studio scolastico obbligatorio a tutti i livelli e gradi
di istruzione, a cominciare dalle prime classi della scuola
primaria, col fine di stimolare la comprensione dei cambiamenti
climatici di origine antropogenica in atto, per promuovere
consapevolezza e resilienza, per meglio poi attuare le strategie per
la mitigazione degli effetti a lungo termine.
Art.1
(Insegnamento quinto rapporto IPCC)
A
decorrere dall’anno scolastico 2015/2016, l’insegnamento delle
informazioni contenute nel Quinto Rapporto di Valutazione sui
Cambiamenti Climatici (IPCC) sono inserite come materia di studio
obbligatoria nelle scuole di ogni ordine e grado, nelle modalità
seguenti:
scuola
primaria: terzo, quarto e quinto anno;
scuola
secondaria di primo grado: il primo, secondo e terzo anno;
scuola
secondaria di secondo grado: per tutti e cinque gli anni
L’insegnamento
del Quinto Rapporto IPCC per l’acquisizione delle conoscenze e
delle competenze relative ai fondamentali fisici, impatti,
adattamento e vulnerabilità, mitigazione dei Cambiamenti
Climatici in atto, comprendendo percorsi didattici, iniziative e
incontri formativo-esperienziali finalizzati a informare e suscitare
riflessioni in merito all'urgenza di agire. In particolare, per
quanto riguarda il programma di studio dell’ultimo anno della
scuola secondaria di secondo grado, di cui al comma 1 lettera c),
esso dovrà svolgersi per indirizzare ed incentivare la ricerca
scientifica in merito.
Art.2
(Norme di attuazione).
Il
Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca provvede, con
propri decreti, ad aggiornare e adeguare i piani di studio relativi
all’acquisizione delle conoscenze e delle competenze relative al
Quinto Rapporto IPCC e relativi aggiornamenti futuri al fine di
inserire in essi l’insegnamento dei mutamenti climatici e le loro
conseguenze.
Le
regioni e le province autonome con competenza legislativa riguardo
ai sistemi educativi delle comunità linguistiche riconosciute,
daranno attuazione alla presente legge nel rispetto dei principi di
cui all’articolo 6 della Costituzione.
Art.
3.
(Clausola di invarianza finanziaria).
Dall’attuazione
della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a
carico della finanza pubblica.